Nelle trasformazioni snelle, o nel Lean Journey per parlare forbito, sono sempre presenti molte attività, cantieri, progetti: si tratta di tante “cose” ma quante di queste hanno senso? O meglio, come le persone ne percepiscono il senso?
Autore: Giuseppe Acquasaliente, Lean coach, istituto Lean Management.
La percezione del senso di qualsiasi esperienza umana coinvolge tre livelli: la mente, il cuore e i sensi.
Ritengo che per la mente, una attività snella abbia senso se soddisfa ad almeno uno di questi requisiti:
- È allineata al True North aziendale, contribuendo quindi a indirizzare l’azienda verso gli obiettivi nel rispetto della missione;
- Riduce il lead time dei processi, in modo da permettere all’azienda di servire in modo migliore i clienti in termini di velocità, puntualità e flessibilità;
- Garantisce un risultato economico positivo, aumentando fatturato e margini e riducendo l’esposizione finanziaria.
D’altra parte, per essere percepita dal cuore come una attività che ha un senso, penso che una attività snella debba:
- Creare entusiasmo, nelle singole persone e nell’organizzazione, stimolando tutti all’emulazione e al coinvolgimento;
- Creare squadra, rafforzando i legami delle comunità di pratica e favorendo la rottura dei silos gerarchici e di prassi consolidate;
- Creare consapevolezza, in modo da generare una riflessione attiva su tutti i processi aziendali e sulle relazioni tra le persone.
Da ultimo, ma non meno importante, il senso delle attività snelle deriva anche dai nostri sensi, che spesso percepiscono aspetti che riusciamo con difficoltà a percepire solo con il cuore e la mente.
Come dovrebbe essere allora una attività snella per essere percepita dai nostri sensi?
- Per la vista:
– Bella, con il corretto uso dei colori, dei testi, degli spazi;
– Limpida, cioè che non debba essere interpretata né ingenerare dubbi sulle motivazioni e sulle conseguenze. - Per il tatto:
– Concreta, cioè che sia visibile e sperimentabile operativamente nella quotidianità aziendale;
– Scalabile, in modo che possa essere estesa ad altri processi o ridimensionata nella propria attività personale. - Per il gusto:
– Sapida, cioè deve dare sapore e far crescere relazioni sane e risultati positivi;
– Nutriente, in modo che possa alimentare costantemente il miglioramento e la vita dei processi. - Per l’olfatto:
– Fresca, nel senso che si deve evitare la ripetizione di prassi consolidate e mal interpretate dalle persone;
– Pungente, cioè stimolante per le riflessioni personali e di team in modo che possa evolvere nel tempo. - Per l’udito:
– Nuova, come lo può essere un motivo o un suono che stimola l’attenzione e che permette alle persone di accordarsi o di cantare insieme.
– Raccontabile, sia all’interno che all’esterno, come qualcosa di positivo e che merita di essere conosciuto e magari riproposto in altri contesti.
Progettare e realizzare i nostri interventi usando questi criteri di valutazione può sembrare difficile, ma proprio perché la percezione del senso passa dai nostri sensi, dal cuore e dalla mente, vale la pena di tentare.
Progettiamo allora, e mettiamo in pratica, i nostri interventi di trasformazione e miglioramento in modo da soddisfare tutti i diversi piani ricordando che “si impara e si migliora con i sensi, il cuore e la mente”.
L’AUTORE
Giuseppe Acquasaliente, Lean Coach, istituto Lean Management.
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